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Il Computer : un po’ di storia
Ai giorni nostri quando si dice computer in effetti s’intende PC cioè Personal Computer. Ma non è stato sempre così. Un tempo i computer, detti anche elaboratori, erano dei giganti che occupavano interi saloni e richiedevano l’attività di una diecina di persone e non erano quindi affatto personali.
Nacquero in forma elettro-meccanica. Pensate che una semplice stampante oggi pesa pochi chili e si mette su un piccolo tavolo, mentre fino a tutti gli anni ’70 del secolo scorso, arrivava a pesare anche una tonnellata e svolgeva un lavoro assolutamente dozzinale e primitivo che non ha nulla a che vedere con la funzionalità e la versatilità delle stampanti di oggi.
Si chiamavano elaboratori per indicare che elaboravano dati, soprattutto a scopo statistico e di calcolo, sia contabili che scientifici. I primi di cui si ha me-moria, lontanamente comparabili con quelli di oggi, risalgono alla fine dell’ ‘800 e furono usati per il censimento della popolazione degli Stati Uniti nel 1890.
Allora c’erano le schede perforate, cartoncini dalle dimensioni esatte di un dollaro, che avevano dodici righe e ottanta colonne. Le righe erano numerate dall’alto in basso: 12,11,0,1,… fino a 9 e le colonne da sinistra a destra: da 1 a 80. In ciascuna colonna si poteva rappresentare una delle 26 lettere dell’alfabeto inglese usando due buchi (12-1=A, 12-2=B, … 11-1=J, 11-2=K, … 0-2=S, 0-3=T, … 0-9=Z). Con un solo buco, da zero a nove si indicavano le cifre.
In un gruppo di 30 colonne contigue si poteva rappresentare, ad esempio, il nome di un pezzo di ricambio, mentre nelle successive 8 colonne si indicava il prezzo. Gli elaboratori erano in grado di ordinare queste schede, in modo crescente o decrescente, di fare la somma dei numeri contenuti su più schede e di stampare i risultati su dei fogli opportunamente predisposti.
Era così che si ottenevano estratti conto bancari, fatture commerciali, inventari di magazzino, ecc.. Erano quindi usati esclusivamente da aziende industriali, commerciali e di servizi e noti solo alle persone che ci lavoravano. Gli addetti avevano grande difficoltà a spiegare quello che facevano in ufficio e perfino in famiglia restava un mistero. Venivano considerati alla stregua dei maghi, gente strana che faceva un lavoro stranissimo ed inspiegabile. Per quasi tutti gli anni ’60 del XX secolo, in Italia perfino le università, almeno nel meridione, ignoravano queste macchine.
Si dovette aspettare l’inizio degli anni ’80 per arrivare al Personal Computer, cioè ad un calcolatore, poco più grande di una macchina per scrivere, che potesse stare su un tavolo e che potesse essere usato anche dai privati.
Naturalmente stiamo parlando della preistoria. Non esiste altro strumento tecnologico nella storia che abbia mai fatto in 25 anni l’evoluzione del PC. Si può dire che la sua efficienza e la sua capacità di memoria sono aumentate a dismisura, dell’ordine delle migliaia di volte, mentre il suo costo si è ridotto ad un decimo in termini reali, cioè senza neanche tenere conto dell’inflazione.
Un suo componente essenziale è l’hard disk drive (disco rigido). Si chiama così perché allora esistevano anche quelli morbidi. Esso è la memoria del PC, il supporto su cui vengono registrati tutti i documenti, le lettere, le relazioni o i libri che si battono sulla tastiera oppure inviati da qualche amico con la posta elettronica o che ci copiamo da un sito internet, oltre ai filmati, alle immagini e alla musica.
Tanto per avere un’idea del progresso che c’è stato in questi 25 anni, i primi dischi rigidi avevano una capacità di appena 10 milioni di posizioni. Pensate che un libro di 300 pagine è costituito all’incirca da un milione e 200 mila caratteri. Allora in un disco ce ne stavano poco più di otto.
Verso la fine degli anni ’80, un PC con un disco da 360 milioni di caratteri, che avrebbe potuto quindi contenere 300 libri, costava 20 milioni di lire, pari ad una cinquantina di milioni di oggi considerando il tasso ufficiale d’inflazione. In pratica molto di più, con l’arrivo dell’euro.
I PC di uso più comune hanno adesso anche oltre 1000 miliardi di caratteri, possono quindi contenere un’intera biblioteca di oltre 800 mila libri, e costano meno di 1.000 euro!
Questo incredibile aumento della capacità dei dischi è dovuto ad una scoperta rivoluzionaria di questi ultimi decenni che ha permesso la miniaturizzazione cioè la memorizzazione di grandissime quantità di informazioni in spazi molto ridotti.
Per questo motivo la nostra epoca sarà la prima della storia in grado di conservare un’incredibile quantità di informazioni sulla nostra storia, nella forma di opere letterarie, ma anche di immagini e filmati. Un evidente pericolo sarà quello di un eccesso di informazioni che nessuno avrà mai il tempo nemmeno di consultare per sommi capi. Si arriverà quindi al paradosso che troppe informazioni avranno quasi lo stesso risultato di una totale mancanza di informazioni. Insomma il problema finirà per essere la cernita cioè la scelta di ciò che sarà veramente utile.
Pedara, 25 ottobre 2013
Mario Guzzardi
Il Computer nel mondo di oggi
La generazione dei nonni, cioè quelli di noi che sono nati sotto il fascismo e anche quelli nati un po’ prima, hanno una peculiarità che li rende diversi da tutte le generazioni che li hanno preceduti: non possono più dire di saperne di più dei loro nipotini.
La generazione dei più giovani ci dà dei punti, e che punti!, su due cose divenute fondamentali nella vita odierna: computer, telefoni cellulari e tablet. Generalmente essi sanno tutto su questi argomenti e noi arranchiamo appresso a loro per non fare brutta figura.
Non solo non ne sappiamo niente, ma quel che è peggio, non ne vogliamo sapere niente, quasi che fosse un punto d’onore perseverare nell’ ignoranza. Come se computer, cellulari e tablet fossero marchingegni infernali inventati dal diavolo.
E’ un vero peccato, perché il computer, unico argomento di questa conversazione, racchiude in sé un mondo così affascinante di possibilità e di tecnologia che probabilmente il secolo XX sarà ricordato nei millenni avvenire, non solo per l’invenzione della bomba atomica o per la teoria della relatività, per i trapianti d’organo o per l’inizio dell’esplorazione spaziale ma soprattutto per i calcolatori elettronici senza i quali d’altronde l’uomo non sarebbe mai andato nello spazio e lo straordinario avanzamento scientifico e tecnologico di questi ultimi decenni non sarebbe stato possibile.
Noi ci occuperemo oggi di un’applicazione del computer delle più banali ma, per quanto ci riguarda, delle più utili: la scrittura e la diffusione dei nostri messaggi.
Da piccoli, non moltissimo tempo fa, imparammo a scrivere con la matita e con la penna che intingevamo in un calamaio. Oggi sembra di parlare dell’età della pietra invece sono passati pochi decenni. Poi imparammo a battere sulla tastiera di una macchina per scrivere meccanica, poi elettro-meccanica e quindi elettronica.
Ma si trattava sempre di uno strumento ad imitazione della penna e della matita: era difficile fare le correzioni, non era possibile sostituire una parola breve con una più lunga e tanto meno potevamo spostare un periodo più a-vanti o più indietro nel testo. Come avevamo fatto con la penna, anche con la macchina per scrivere dovevamo copiare tutto d’accapo per ottenerne una versione corretta e leggibile.
Con il computer non è più così: la pagina la componiamo su uno schermo, facciamo tutte le correzioni, le aggiunte, le cancellazioni che riteniamo opportune e solo quando il testo ci soddisfa diamo il comando di stampa. Possiamo quindi leggere comodamente sulla carta, come se avessimo scritto a macchina, e le eventuali correzioni e modifiche non comporteranno alcuna fatica: dovremo riscrivere solo le variazioni e la ristampa avverrà automaticamente.
Il computer ci consente anche di scegliere il tipo di carattere che vogliamo usare, corsivo, grassetto, sottolineato, a colori, come pure le sue dimen-sioni. Inoltre ci fornisce il controllo ortografico e possiamo quindi essere quasi sicuri che un’eventuale svista ci verrà segnalata e potremo agevolmente correggerla. Dovremo solo stare attenti alle parole che hanno comunque un significato in italiano ma sono sbagliate nel contesto. Il computer stesso ci elenca un certo numero di parole da cui scegliere quella giusta.
Altre due funzioni straordinarie dei computer moderni sono internet e la posta elettronica.
Avrete sicuramente sentito un sacco di volte in televisione qualcuno che dà il nome di un sito internet iniziando con WWW. Si tratta di una sigla inglese che significa World Wide Web cioè, tradotto letteralmente, rete (Web) larga (wide) quanto il mondo (World).
In effetti è una rete internazionale di grandi computer sparsi per i cinque continenti, tutti collegati fra di loro attraverso linee telefoniche o via radio che comunicano, 24 ore su 24, scambiandosi informazioni ed aggiornando continuamente elenchi su elenchi allo scopo di consentire a qualsiasi utente, da qualunque parte del mondo, l’accesso all’enorme banca dati.
Rispetto a trent’anni fa, questo significa che, mentre siamo comodamente seduti al nostro tavolo di studio o di lavoro, possiamo accedere praticamente a tutto lo scibile umano, non solo a quello storico, come si fa con le enciclo-pedie, ma in tempo reale cioè via via che le informazioni vengono prodotte. E tutto questo non solo in forma cartacea ma anche sotto forma di immagini, filmati e brani musicali.
La posta elettronica è un’altra straordinaria funzione della rete internet. Consiste nella possibilità di trasmettere via telefono o attraverso le onde radio un messaggio, una lettera, un’immagine, un filmato, una canzone a qualche centinaio di persone sparse per il mondo, con una spesa irrisoria ed in modo estremamente semplice.
La posta elettronica ha realizzato la più autentica libertà di stampa che si possa immaginare. Infatti per pubblicare abbiamo sempre bisogno dell’accondiscendenza dell’editore per i libri o del direttore per i giornali e le riviste, oppure dobbiamo stampare e distribuire a spese nostre. Con internet e con la posta elettronica possiamo rendere disponibile a tutti o possiamo in-viare ad un numero considerevole di persone il prodotto del nostro pensiero, senza neanche uscire da casa.
Pedara, 25 ottobre 2013
Mario Guzzardi
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